Il veneziano, 74 anni, premiato per i 4000 servizi nella sua carriera: “Lo sport ce l’ho nel sangue”

Una vita dedicata allo sport, per chi lo sport ha praticato, ha vissuto e che ce l’ha nel dna. Come nel caso di Gian Emilio Zambon, classe 1943, festeggiato recentemente durante la festa annuale dell’associazione cronometristi di Venezia per i 4000 servizi di cronometraggio che ha svolto nel corso della sua lunga carriera.

Solo due dei cronomen attualmente in servizio a Venezia possono vantare un palmares così nutrito. Oltre a Zambon, Marco Verlini e, dal prossimo anno, anche il neo eletto presidente provinciale Giuseppe Berton. Ma non solo cronometraggio nel passato di Zambon, che con il nuoto ha iniziato a praticare, poi ha arbitrato e infine diretto con risultati eccellenti. “Sono nato a Venezia, in casa a Piazzale Roma, all’epoca gli ospedali c’erano, ma era quasi normale nascere tra le mura domestiche. Ancora vivo a Venezia a cui sono legatissimo. Ho fin da subito avuto un rapporto speciale con l’acqua, perché ho cominciato a praticare nuoto nei canali veneziani e ho gareggiato con la Rari Nantes delle Ferrovie, imparando nella piscina che veniva creata davanti a Santa Chiara. Eravamo, però, penalizzati perché la nostra piscina era disponibile solo nella stagione estiva e quando noi cominciavamo ad entrare in forma i titoli erano già tutti belli che assegnati. Purtroppo a Venezia all’epoca di piscine coperte nemmeno l’ombra. Ma una piccola soddisfazione me la sono tolta: il 5-6 settembre 1959 ho vinto il titolo italiano ferroviario. Il massimo successo per me a livello agonistico.”

Prima che iniziasse un’altra vita dall’altra parte della staccionata, quella dirigenziale. “Il passo dalla competizione al ruolo direttivo è stato semplice. Sono diventato un dirigente della Fin, ma le maggiori soddisfazioni le ho avute quando ho ricoperto il ruolo di direttore di gara. A poco a poco da competizioni a livello locale, poi regionale e infine nazionale, sono arrivato ad essere un affermato direttore di gara internazionale. È stato quello il momento in cui mi sono avvicinato per la prima volta al cronometraggio. Una volta gli arbitri tenevano anche i tempi. Ma all’inizio era solo una cosa secondaria e ha cominciato ad essere importante quando sono andato in pensione dall’Enel. Prima il lavoro, molto spesso in giro per cantieri, e la carriera alla Fin, non mi avrebbero permesso di dedicarmi al crono”.

Un’altra vita e ancora tante soddisfazioni con l’associazione cronometristi veneziana. “Con la loro segnalazione ho avuto anche la Croce d’oro al merito per valore sportivo del Coni, mentre in precedenza con il nuoto avevo già ricevuto quella di bronzo e d’argento. Oltre a tante altre onorificenze sportive, sempre con il Coni. Ma fare il cronometrista mi ha permesso di rimanere, come faccio ancora oggi a 74 anni, vicino allo sport che tanto amo. Sono il responsabile per Venezia delle regate della voga alla veneziana e segue tutte le selezioni. Poi passo alla pallamano ma, per esempio, nei prossimi mesi non potrò mancare alla Winter Cup, una manifestazione di auto storiche. Perché io seguo tutte le discipline e il cronometraggio mi permette di esserne parte integrante. A dire il vero, una cosa a cui non partecipo volentieri è la boxe. Tanti anni fa a San Donà, durante un incontro, uno dei due pugili venne colpito così violentemente che io e l mio collega fummo investiti da spruzzi di sangue e la cosa mi colpì così tanto che ancora oggi non riesco a dimenticarmene. Ma è un’eccezione. Lo sport per me è una passione intramontabile che voglio coltivare sino a quando ne avrò le forze. Ci vuole tanta costanza, quello che dico sempre ai giovani che si avvicinano a questo ambiente. Ma anche tanta disciplina, disponibilità ed educazione. Solo con l’abnegazione si può continuare sino alla mia età”.

Alessandro Torre, la Nuova di Venezia e Mestre del 5 febbraio 2017